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Cosa ne pensa il Sommelier

Lorenzo Travaglini

Sommelier AIS - Macerata
@ilgustoincantina

Era il 1975, quando il Maceratino diventò a tutti gli effetti una DOC e, proprio come recita il disciplinare, si è iniziata la produzioni di vini avente una base ampelografica di uve autoctone di Maceratino per almeno un 70%. Vitigno di cui si sa poco circa le sue origini, le ipotesi più accreditate lo vogliono facente parte della grande famiglia dei Greci, conosciuto come Greco o Verdicchio marino. Storicamente risultava essere un vitigno che dava vini esili di corpo, con discreta freschezza e dalla delicata aromaticità, in sostanza, una delle prime bottiglie della nuova annata a uscire in commercio. Dopo lunghi studi, che negli anni si sono susseguiti, ci si è resi conto del suo grande potenziale tanto da portare richiesta di modifica del disciplinare. Nel 2000 arriva la nuova denominazione: Colli Maceratesi D.O.C. Ribona, dove si stabiliva che la quantità minima di contenuto poteva arrivare all'85%, sta di fatto però che la maggior parte dei produttori vinificano con quantità che arrivano al 100%.

D'altro canto il territorio marchigiano la fa da padrone, un luogo super adatto per questo vitigno, terreno fresco con un clima ventilato e non troppo caldo. Ma non dimentichiamo chi lavora queste uve, piccole aziende che sanno ascoltare il territorio e ciò che madre natura regala a ogni vendemmia. Risultato? Un vino che ad ogni annata sa sorprenderci, subito o magari dopo un lungo riposo in cantina.

RIBONA COLLI MACERATESI DOC 2016

Con la sua Ribona, Collemara ancora una volta stupisce.

Parlando di vino longevo, la degustazione di oggi si concentra sull'azienda Santori, proprietaria del marchio Collemara e sul vino più rappresentativo del suo territorio.

Questa edizione di Maceratino Ribona, dopo aver terminato la fermentazione in acciaio, rigorosamente con piede di lieviti indigeni, affina per metà in barrique e per metà in acciaio. Successivamente all'assemblaggio conclude il suo affinamento con altri 6 mesi in bottiglia, in poche parole dalla vendemmia alla messa in commercio sono passati ben 18 mesi.

Stappare questa bottiglia dopo quasi 5 anni e sentire una mineralità, una freschezza così non ha prezzo, è proprio vero: "il piacere dell'attesa è essa stessa il piacere" (cit.). La meraviglia più grande è che sempre più emerge quella che è la mentalità del produttore, passione e rispetto, ma soprattutto ascolto di un territorio che arriva di gran gusto durante quel sorso che va ad allietare il nostro palato e i nostri momenti di condivisione, che ormai sono sempre più rari. 

Vi consiglio appassionatamente di provare questo vino. 

Aspetto e profilo sensoriale

Al calice si presenta consistente con un giallo dorato importante, abbastanza limpido per via dell'assenza di chiarifica nella filtrazione.

Intenso e avvolgente, si riscopre il fruttato con note agrumate, cedro, mandarino e susina gialla. Floreale dove ginestra e gelsomino la fanno da padrone per poi scorgere anche una nota vegetale. In fine un lieve sentore di vaniglia.

Al palato è caldo di buona morbidezza, minerale, equilibrato anche se ha una freschezza importante e davvero sorprendete. Un vino con un gusto che sembra non finire mai, tanto che diventa gioia per il palato dove al retrogusto ritroviamo tutti quei sentori percepiti durante l'esame olfattivo.

Abbinamenti

Per l'abbinamento ho giocato in casa, in tutti i sensi: cosa c'è di meglio di una buona fetta di Ciauscolo, vera mascotte della terra maceratese. Abbinamento equilibratissimo con l'acidità del vino che va a pulire il palato dalla sensazione grassa che da il salume, per non parlare dell'aromaticità, di entrambi i prodotti, che a braccetto vanno verso l'altare per lo sposalizio perfetto.

Degustazioni

Tulle le degustazioni di Lorenzo Travaglini pubblicate nel blog di Marche Mega Wines:

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