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vigneti vallorani

Anno, forse, di grazia 1903. La famiglia Fazzini arriva a Colli del Tronto per lavorare terreni con un contratto di mezzadria. Nel 1963 Filomena Fazzini e Livio Vallorani riscattano i terreni dalla mezzadria e ne diventano proprietari. Impiantano vigneti ed uliveti di varietà autoctone e se ne occupano con il figlio Giancarlo e poi con i nipoti Rocco e Stefano. Siamo arrivati ai giorni nostri, ma l’approccio, ai tenderei e alla vita, è chiaro e lo si legge già sull’home page dell’azienda: «Non ereditiamo la terra dai nostri avi, la prendiamo in prestito dai nostri figli. Nostro è il dovere di restituirgliela». 

Il concetto lo argomenta l’imprenditore, fieramente piceno, Rocco Vallorani che spiega come da oltre un secolo la sua famiglia si dedichi alla cura dei vigneti di proprietà e alla produzione di un vini che siano sincera espressione del territorio Piceno, praticando un'agricoltura sostenibile, rispettosa delle tradizioni locali custode della salubrità dell'ambiente e della bellezza del paesaggio. 

L’azienda, a conduzione biologica certificata dal 2005, si estende su una superficie di 8 ettari tra i comuni di Colli del Tronto e Castorano. La produzione limitata permette di occuparsi personalmente ed in modo meticoloso di tutto il ciclo produttivo, dal lavori in vigna all’imbottigliamento. I vini seguono i disciplinari storici del territorio, tra cui Offida DOCG Passerina, Falerio DOP, Piceno Superiore DOP e Marche IGP bianco, rosso e rosato. Solo nelle migliori annate vengono prodotte le riserve Sorlivio (Sangiovese 100%) e Philumene (Montepulciano 100%). E se una bottiglia di vino contiene le radici e i profumi di un territorio, anche le etichette di Vigneti Vallorani partecipano essendo realizzate da artisti locali. 

Un’azienda con oltre cento anni di storia, ma ogni generazione ha portato qualcosa alla causa. 

Ecco cosa dice il vignaiolo: «Sono nato in azienda e mi sono sempre appassionato al vino, mi sono laureato in Enologia ed ho lavorato per dieci anni in giro tra Europa, America e Australia: mi sono reso conto delle potenzialità del nostro territorio che non venivano apprezzate, anche nella mia azienda era difficile fare il salto di qualità, vendevamo ancora vino sfuso senza arrivare alla bottiglie. Nel 2010 sono tornato ed abbiamo ristrutturato l’azienda puntando sui vigneti vecchi. Oggi produciamo trentamila bottiglie che vendiamo in Italia ed in altri 14 Paesi in giro per il mondo. Target elevato, anche ristoranti stellati, per un prodotto di qualità che ha mantenuto una produzione artigianale e biologica a zero chimica, vale a dire rame e zolfo in vigna, pochissimi solfiti sul vino. Siamo fissati con i dettagli ed abbiamo sempre puntato sulla tipicità e sulla varietà del territorio iniziando dalla valorizzazione del Falerio che per anni era stato dimenticato. Un mio punto di orgoglio l’aver realizzato un Piceno superiore che andava controcorrente e la moda del momento, non potenza ma eleganza, un vino che ha ottenuto riconoscimenti internazionali». 

Dalla mezzadria all’internazionalizzazione il passo non è immediato, sono passati quasi 120 anni, tanti i sacrifici fatti per coltivare i terreni ma già le parole di Rocco Vallorani fanno capire che ne è valsa la pena, una piccola azienda si è imposta all’attenzione internazionale in un settore molto concorrenziale e i fatturati sono cresciuti sempre tenendo presente di essere «in prestito sui terreni dei figli». 




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